E.R.
n.b. sul volume, conservato presso il Museo del Risorgimento di Bologna, sotto
alla prefazione, vi sono due firme di cui una è quella di Giosue' Carducci - n.d.a.
GIOVANNI
BOVI CAMPEGGI
La
vostra tomba è un'ara: e qua mostrando
Verran le madri ai parvoli le belle
Orme del vostro sangue.
LEOPARDI
Nell'isola
di Sardegna come in terra di emigrazione e di esiglio, viveva dopo il '49 una
famiglia composta di un giovanetto e dè suoi due genitori.
Il padre, uomo
alto, abbronzato dal sole, con un braccio monco, vero tipo di soldato, occupavasi
nell'amministrazione delle saline; il giovinetto vispo, allegro, ciarliero, dava
mano a lui nelle varie faccende e formava la felicità della madre, donna casalinga,
tutto amore pè suoi due cari.
Nè loro discorsi era un continuo rammentare
le speranze deluse, un chiedere notizie sulle tarde novelle che giungevano in
quell'isola ed in continuo rammentare le battaglie passate, fantasmi sempre incoronati
d'alloro e di cipresso.
Venne il '59. - Siate oggi soldati per essere
domani liberi cittadini di un grande paese - e l'anziano di quella famiglia, lasciato
moglie e figlio, trovavasi come luogotenente di Stato Maggiore alla battaglia
di Varese e di Como che rimarranno sempre nella Storia come miracoli di audacia
e di genio.
Reduce, riabbracciava i suoi cari che erano stati trepidanti
per lui.
Partito di nuovo l'anno appresso 1860, ricevettero essi una lettera
in data 5 maggio, scritta a bordo del Lombardo, ove diceva: sono di nuovo con
Garibaldi - a Giannino raccomando di non abbandonare sua madre.
Il giovinetto,
vispo ed allegro, cangiossi allora in pensieroso e taciturno: gli appariva nello
sguardo la lotta interna che combatteva fra i doveri verso sua madre, forse vedova,
ed i doveri verso la sua Italia che risorgeva a vita nuova.
Furono terribili
momenti per quell'animo giovane ed entusiasta finchè l'amore d'Italia prevalse,
e quando fermossi Cosenz cò suoi sulle coste dell'isola, nessuno potè più trattenerlo.
Quella spedizione riparti' con un Garibaldino di piu'.
Raggiunse in Sicilia
il padre che, sgridatolo, baciandolo in volto, volle fosse addetto all'Intendenza
Militare, ove venivagli conferito il grado di Ufficiale.
"Io non lasciai
mia madre per venire in un ufficio a scrivere o in un magazzino a distribuire
viveri; venni per battermi, e voi (disse a suo padre) mi permetterete di lasciare
questa inutile sciabola per ottenere come semplice gregario una carabina".
Il padre lo sgrido' ancora baciandolo, ed il giorno dopo Giannino era semplice
bersagliere nel Battaglione Bronzetti.
Voleva battersi, nè l'occasione
si fece aspettare.
Nella famosa giornata del 1.o ottobre il Battaglione
trovavasi a Castel Morrone coll'ordine di resistere sempre e comunque.
La colonna Borbonica di Perrone l'attacco': la battaglia fu tremenda: uno contro
cinque; pur resistevano.
Bronzetti cade colpito da una palla nemica ma
havvi chi lo sostituisce, e la resistenza seguita.
Il terreno e' coperto
di morti e di feriti, ma i superstiti si battono ancora finche', decimati, affranti,
colle giberne vuote di cartucce, si riuniscono al Corpo principale: e la vittoria
del 1o ottobre - lo disse il Generale nel suo ordine del giorno - fu ottenuta
per la valida e lunga resistenza di quel Battaglione di eroi.
Ecco le
sue parole " a Castel Morrone, Bronzetti, emulo del fratello, alla testa di un
pugno di Cacciatori, ripeteva uno di quei fatti che la storia porra' certamente
accanto ai combattimenti dei Leonida e dei Fabi."
Giovannino, ferito,
era caduto prigioniero nelle mani del nemico che lo traduceva a Gaeta, di dove,
liberato dalle armi di Cialdini, seppe con orgoglio che suo padre, colonnello,
era stato uno dei primi che col cavallo a carriera era entrato in Palermo vicino
a Bixio ed a Nullo.
Ritornato Garibaldi a Caprera, modesto Cincinnato,
dopo avere spezzato le catene a 9.000.000 di schiavi, ritornarono pure i nostri
due alla vita privata del cittadino, ed i loro discorsi furono ancora memorie
di battaglie passate, speranze e sogni di battaglie passate, speranze e sogni
di battaglie e vittorie future.
Il '66 trovo' l'ardito giovanetto in Genova,
pilota sulla Barck-Scip - Aminta Garibaldi - capitano G.B Razzetto, e da Genova
fu ben presto col permesso del capitano a Como, e da Como sul campo, Volontario
nel 1.o Battaglione Cacciatori, composto dai Carabinieri Genovesi.
Aveva
ancora la sua carabina sulle spalle, il sorriso alle labbra, l'allegrezza nel
cuore.
Si batte' varie volte, al Caffaro ed a Vezza specialmente rivedendo
qualche volta suo padre, colonnello di Stato Maggiore, e fu uno degli ultimi a
riedere in Bologna, sua patria, ove la famiglia erasi da qualche tempo ricondotta,
ma irrequieto, non pago che la venezia fosse data di seconda mano per procura
e dietro pagamento, sdegnato di sapere come gli Austriaci passeggiassero di nuovo
su quella terra italiana che i Garibaldini avevano bagnato di tanto sudore e di
tanto sangue.
Non parlava che di Roma e del suo duce che doveva compiere
l'Unita' d'Italia.
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